Palazzo Del Tritone

Dall’interesse per il restauro di opere antiche, dalla conoscenza dei materiali pregiati soprattutto i marmi e dagli studi scenografici, nasce la passione per la ristrutturazione del Palazzo Sorgente e l’ideazione e l’allestimento dello Spazio Espositivo di Fondazione Sorgente Group, in via del Tritone a Roma (www.sorgentegroup.com).

Intervista a Paola Mainetti, Vicepresidente della Fondazione e curatrice dell’intervento di restauro e delle scelte d’arredo interno del Palazzo del Tritone di Sorgente Group:

D. Ci dà un’ idea generale dell’edificio e del suo interesse architettonico e artistico?

R. È un palazzo terminato nel 1910, quindi in piena stagione Liberty. Edificato su progetto dell’ing. Satti, è un esempio memorabile dello stile del tempo, prediletto dalla nostra Fondazione. Abbiamo voluto mantenere intatto il carattere complessivo dell’edificio ridando quella eleganza e quello splendore che aveva, in effetti, perso in lunghi anni di vera e propria trascuratezza, prima che venisse acquisito da Sorgente Group, che vi ha posto anche la sede della Fondazione Sorgente Group, Istituzione per l’arte e la cultura, creando uno spazio espositivo al piano terreno. Precedentemente l’edificio aveva ospitato un albergo, uffici, abitazioni, negozi. Oggi, sottoposto a un restauro che ha interessato ogni aspetto della costruzione, è stato restituito a una funzione unitaria riprendendo degnamente il suo posto accanto agli altri grandi edifici della Via del Tritone.

D. Ci descriva, allora, gli elementi che reputa fondamentali per comprendere il senso dell’edificio e la sua rilevanza.

R. Cominciamo dalla facciata indubbiamente molto rappresentativa dello stile cui è improntata. Spiccano adesso, dopo l’intervento di conservazione e restauro le cariatidi, le lesene, la grande cornice, i fregi che decorano l’insieme con estremo garbo e raffinatezza. Nel restauro abbiamo voluto preservare al meglio possibile tutto ciò che di originale era rimasto e fortunatamente possiamo dire che, alla verifica, si è potuto constatare come quasi tutto fosse offuscato dal tempo e dall’incuria, ma sostanzialmente ben conservato. Abbiamo potuto, così, recuperare il colore chiaro della facciata, quasi un “colore dell’aria” secondo la bella antica dicitura così tipica dell’ambiente romano. Abbiamo così voluto onorare al meglio proprio la cultura Liberty che il palazzo esprime, chiara, luminosa, serena, per cui il colore della facciata sembra pensato e realizzato per captare il mutare delle ore del giorno. Abbiamo proceduto in tal senso con la piena approvazione della Soprintendenza competente e possiamo dirci orgogliosi del lavoro svolto. Oserei dire che abbiamo indicato una direzione giusta, valida per tutta la Via del Tritone che, splendida nella sua concezione urbanistica e architettonica ha ancora necessità, a mio parere, di ulteriori interventi tesi a migliorare la conservazione e la qualità degli edifici. Col tempo, infatti, la Via è diventata in alcuni punti come “buia”, ben diversa dagli intenti degli architetti che edificarono tanti palazzi della zona, tutti di altissima qualità. Sarebbe, così, auspicabile che Via del Tritone ritornasse progressivamente a quel timbro cromatico bellissimo che i nostri predecessori intesero formulare e che merita di essere recuperato appieno.

Il mio augurio è che chi passa si soffermi volentieri a pensare: “quel palazzo chiaro, finalmente!”

D. Parliamo adesso della ristrutturazione degli interni.

R. Recuperato il palazzo nella sua interezza, siamo riusciti a restituire un taglio uguale in tutti i piani. L’interno è modellato, dunque, secondo i principi dell’Art Decò tranne l’ultimo piano che si ispira piuttosto agli ideali dell’Art Nouveau ed è arredato con pezzi autentici dell’epoca. Va rimarcato come ogni piano differisca dall’altro per l’uso di marmi diversi, tutti di qualità raffinata, a partire già dall’ingresso dove il visitatore percepisce subito l’impostazione generale che ho voluto conferire all’edificio. Qui rifulgono i marmi neri e il giallo di Siena che donano all’ambiente quel tocco orientato alla newyorkese, che si ritrova poi in tutto l’edificio e che caratterizza l’orientamento culturale del nostro Gruppo che, come è noto, opera intensamente negli Stati Uniti e ha un legame profondo con la cultura e le tradizioni di quella terra, che sono, con garbo e discrezione, trasferiti in parte nell’organizzazione generale del nostro edificio.

D. Dunque c’è un intento specifico dietro questa impostazione progettuale.

R. C’è certamente ed è quello di portare una sorta di ventata fresca e attuale all’interno di un palazzo come questo che nacque proprio sulla base di intenti di modernizzazione del contesto urbano, e se chi vi entrerà proverà un po’ la sensazione di stare tra Roma e New York, il nostro progetto si potrà dire felicemente realizzato. Del resto la maggior parte degli arredi è stata da noi acquisita proprio a New York e riportata in Italia, fermo restando che i nostri criteri si differenziano in molti punti da quelli statunitensi e ne rivendichiamo l’originalità. Pensi soltanto al fatto che ultimamente in America hanno tolto dai grandi edifici di rappresentanza gran parte dei tappeti che li decoravano, mentre noi abbiamo disseminato il palazzo di stupendi tappeti che amiamo moltissimo!

D. Questo criterio vale anche per lo spazio espositivo “Tritone” al piano terreno, realizzato appositamente per gli eventi culturali della Fondazione Sorgente Group?

R Si. Abbiamo voluto plasmare uno spazio particolare. Si estende per circa 250 metri quadri ed è articolato su tre livelli, sviluppati secondo un principio di spazio unitario, che ho organizzato in modo da garantire, grazie a un sistema di trasparenti balaustre in cristallo, una piena visibilità agli oggetti e opere d’arte che nel tempo si vorranno esporre, a partire dalla prima mostra che dedichiamo, naturalmente, all’Art Nouveau. Ho pensato ai grandi Loft americani sovente restaurati con materiali “forti”, che connotano lo spazio espositivo in maniera molto efficace. Quindi questo spazio è ristrutturato con materiali semplici, autentici, veri come il ferro, il rame, i mattoni. Anzi voglio rimarcare come il mattone sia proprio la quintessenza di tutta la costruzione. Anche il colore delle pareti, nello spazio espositivo, è realizzato in modo da permettere di valorizzare qualunque oggetto vi venga posto, dall’antico al contemporaneo e, del resto, gli interessi culturali della Fondazione sono molteplici, pertanto è necessario un luogo di esposizione duttile e flessibile.

D. Mi pare di capire che dietro a tutto questo ci sia un grande amore verso l’artigianato e le tecniche di lavorazione tradizionali.

R. Assolutamente, basterebbe fare menzione del sistema che ho voluto mettere in atto per il collocamento dei marmi, utilizzando l’antico criterio della cosiddetta “macchia aperta”, che implica un’attenzione assoluta al taglio del materiale e al conseguente accostamento delle lastre per far combaciare perfettamente le venature e creare un tessuto omogeneo e coerente. Ma posso aggiungere che tutte le rifiniture non seguono mai un modello standard. Lo si può verificare anche esaminando dettagli minimi, dallo zoccolino che corre lungo le pareti molto più alto del consueto, alle prese elettriche fino alle maniglie rigorosamente Art Decò.

D. Da grande palazzo romano che si rispetti, anche questo ha una terrazza panoramica a dir poco stupefacente.

R. Si. Lo sguardo spazia dal Quirinale a S. Luigi dei Francesi, da S. Pietro alla Trinità dei Monti, cogliendo tanti aspetti della città antica e di quella moderna che danno un’immagine veramente esaltante della bellezza di Roma.

D. Se, invece, scendiamo in garage anche qui osserviamo qualcosa di particolare.

R. Certo. Si nota il Giallo Modena del pavimento e un peculiare Rosso del soffitto. Sono i colori della Ferrari!! Un modo di esaltare alcuni aspetti cruciali della grande tradizione e cultura italiana moderna che onoriamo come quella antica

Claudio Strinati

Roma, maggio 2012

Alcune foto del Palazzo del Tritone: